
Gairo Vecchio è uno di quei posti di cui in tanti hanno sentito parlare ma che in pochi hanno visitato. Un po’ misterioso, con quelle sue ferite che non ha mai potuto curare, è il paese fantasma che desta più curiosità in tutta la Sardegna. Suggestivo è l’aggettivo che meglio lo rappresenta.
Siamo in Ogliastra, nella zona centro-orientale dell’isola, nel silenzio totalizzante di una zona ancora selvaggia. L’Ogliastra è una delle regioni storico-culturali in cui era suddivisa la Sardegna fin dal periodo medioevale. Nel caso vogliate orientarvi meglio in questa mappa storico-politico-geografica, vi basterà sapere che Gairo Vecchio è in provincia di Nuoro (per lo meno lo è nel momento in cui scrivo questo articolo, dato che anche le province cambiano come cambia il vento, e non sto esagerando).
Gairo Vecchio si respira ancora prima di arrivarci
La sua è la storia di un paesino dove i lampioni non hanno le luci, le porte e le finestre non si possono più chiudere e le scale delle case sventrate finiscono quasi nel cielo. Questa è una storia di terra e acqua.
Nel 1951 cinque giorni ininterrotti di piogge violentissime cristallizzarono il suo tempo, il suo moto e le sue vite che oggi scorrono altrove. E tutto rimase così, come lo vediamo oggi.
Il nubifragio che l’ha colpito ha costretto gli abitanti ad abbandonarlo definitivamente e costruire al suo posto tre diversi paesi, uno poco sopra (Gairo Sant’Elena) e gli altri (Gairo Taquisara e Gairo Cardedu) a pochi chilometri di distanza.
È incredibile l’energia che riesce ad emanare un piccolo paese fantasma. Percorrendo le curve e i tornanti per raggiungerlo, se vi voltate sulla destra potete ammirarlo da lontano. È una vista affascinante e spettrale allo stesso tempo. Due paesi, uno sopra e uno sotto, uno vivo e uno morto.
Lasciate la macchina nello spiazzo subito dopo il cartello marrone con la scritta “Gairo Vecchio” e proseguite a piedi. Con molta probabilità sarete solo voi e qualche altro viaggiatore alla ricerca di luoghi insoliti.
Chissà com’era Gairo Vecchio prima di diventare un paese fantasma. Se andate a visitarlo, è facile immaginare la vita che scorreva tra queste case di pietra, dai muri rosa, gialli e blu. È facile perdersi tra queste stradine, cercare i nomi delle vie e i numeri civici, sentire l’acqua delle sue sorgenti che ancora scorre, a dispetto dell’immobilità circostante. Sentire il profumo dei panni stesi al vento in quelle finestre bucate. Un’anziana signora apre la porta della sua casa ormai sventrata e i bambini corrono sui gradini di Via Marconi, mentre due uomini vanno a raccogliere le verdure dei loro orticelli.
È facile sentire il rumore dei nostri passi nel silenzio assordante di un luogo che non esiste più.
Come raggiungere Gairo Vecchio
Qualunque sia la vostra base di partenza, la strada stessa per raggiungere Gairo Vecchio è già di per sé una destinazione. Curve, tornanti e paesini pittoreschi immersi in uno dei luoghi più selvaggi della Sardegna, tra i tacchi d’Ogliastra e una verdissima vegetazione.
Poco prima di arrivare a Gairo Vecchio passerete tra le rovine di un altro minuscolo borgo, Osini Vecchio, anche lui abbandonato nel 1951 per lo stesso motivo di Gairo. Se avete tempo, fermatevi a respirare anche questo scenario a dir poco fiabesco.
Il mio percorso alternativo per chi parte da Cagliari
Se partite da Cagliari e non avete problemi con le curve, vi consiglio di fare questo percorso alternativo per raggiungere Gairo Vecchio (ecco la mappa con le indicazioni).
Percorrerete un tratto della vecchia strada statale 125 Orientale Sarda, che fino a una ventina di anni fa era la più rapida via di collegamento della Sardegna Orientale da Cagliari a Olbia. Oggi è frequentata soprattutto da motociclisti e da qualche ciclista impavido, ma anche percorrerla in macchina vi toglierà il fiato per l’unicità del suo paesaggio.
On-the-road sulla vecchia SS 125
Scopri Gairo Vecchio nelle mie storie di Instagram.
Gairo e il rito degli anziani gettati nel dirupo
A rendere la storia di Gairo Vecchio ancora più misteriosa è una leggenda che si tramanda da tempo immemore, legata forse alla Sardegna prenuragica, che voleva che gli anziani, raggiunta una certa età e diventati ormai un peso per la famiglia, fossero accompagnati dai figli presso un dirupo e fatti precipitare.
A detta di qualcuno del paese questa non sarebbe poi tanto leggenda. Il dirupo in questione infatti esiste davvero e si chiama roccia di Sa Babbaieca, a circa un chilometro dal vecchio paesino. A Gairo si usa ancora dire “Is bèccius a sa babbaieca”, da “babbai” che in sardo significa padre (I vecchi alla babbaieca). O ancora peggio, quando qualcuno è particolarmente adirato dice all’altro “Ancu ti ‘nci ettinti in sa Babbaieca!” (Che possano gettarti nella Babbaieca!).
La leggenda racconta per fortuna anche la fine di questa usanza così barbara. Un giorno infatti lungo il tragitto verso il dirupo un vecchio padre fece capire al figlio che anche a lui prima o poi sarebbe toccata quella stessa sorte. Il figlio spaventato riportò il padre a casa e cercò di tenerlo nascosto ai compaesani che non avrebbero compreso quella decisione. Da quel momento la famiglia visse nel benessere dovuto ai saggi consigli che il vecchio padre dava ai figli. Solo così tutto il paese capì l’importanza e il valore di tenere gli anziani in casa.
Da Gairo Vecchio è tutto ma se volete proseguire il viaggio date un’occhiata al mio itinerario di due giorni alla scoperta dell’Ogliastra, un altro pezzettino di Sardegna vi aspetta!